Perché andare dallo psicologo?

Capita, e capita a molti di noi, di vivere momenti difficili a causa di un periodo di forte disagio; si percepisce un stato di ansia e si sente di non riuscire a prendere decisioni. Avviene all'interno di una crisi di coppia, a seguito di un lutto o di una situazione emotivamente pesante da affrontare che genera grande sofferenza. Alcuni di questi periodi si superano naturalmente con il passare del tempo, ma se questo non avviene, e la sensazione di malessere e blocco permane, andare da uno psicologo potrebbe significare intraprendere un percorso di rilettura dei propri schemi disfunzionali e ricercare modalità di funzionamento più efficaci. Spesso, infatti, utilizziamo degli schemi di comportamento non più efficaci in determinate situazioni e questo ci crea disagio.

In questo caso potrebbe essere importante la consulenza e il sostegno da parte di uno psicologo, ma non è sempre facile. Si inizia a titubare, a rimandare e le domande in testa si moltiplicano: a chi posso rivolgermi? riuscirò a parlare? mi troverò bene? mi capirà veramente? potrà aiutarmi e in che modo?

Niente paura, queste domande sono naturali. La decisione di iniziare un percorso psicologico e la scelta del terapeuta a cui affidarsi è un processo delicato che richiede il suo tempo. Spesso mi capita di rispondere alle domande di persone che chiamano la prima volta e chiedono che cosa succeda durante una terapia. È difficile rispondere, ogni percorso è diverso ed ogni relazione che si instaura è diversa, ma proverò a fornire alcune risposte a domande che spesso mi vengono rivolte, con l'intento di far sapere cosa aspettarsi.

Come si svolge il primo colloquio e a cosa serve

Durante il primo incontro lo psicologo solitamente domanda il motivo per cui si è deciso di chiedere aiuto. Durante l'incontro il paziente ha la possibilità di esporre il suo problema e il terapeuta ha l'obiettivo di capire la natura del disagio. È utile chiarire che tutto questo è molto diverso dal confidarsi con un amico. In primo luogo perché lo psicologo è un professionista formato ad ascoltare e filtrare le informazioni per poterle restituire in una nuova forma, per aiutare il paziente in una ridefinizione di sé dotata di significato. Durante l’incontro, lo psicologo ha la possibilità di riflettere, ipotizzare e comunicare con la persona sul come e verso quale direzione procedere. Dall'altra parte, parlare con un amico e condividere momenti difficili è importante, ma l'amico, oltre a non avere una formazione clinica, è coinvolto nella relazione stessa. Un amico può sostenere e accogliere, ma uno psicologo sa accompagnare nel percorso di autonomia e consapevolezza rimanendo focalizzato sul paziente e permettendo al paziente di porre l'attenzione su di sé. Intraprendere un percorso psicologico permette di trovarsi in uno spazio protetto, in cui la persona ha la sicurezza che ciò che verrà detto non oltrepasserà la soglia della stanza, si è accolti in un setting adeguato, in un proprio spazio in cui far circolare pensieri e parole, senza giudizio. Lo psicologo non è giudicante, l'obiettivo non è dire ciò che è giusto o meno, ma accompagnare la persona nella comprensione del proprio sentire. 

Lo scopo del primo e dei successivi colloqui sarà quello di valutare nella maniera più completa possibile la natura del disagio e quindi introdurre possibilità alternative e obiettivi di cambiamento e autonomia. Una singola seduta non è sufficiente a mettere a fuoco la situazione e il problema, spesso serviranno due o tre colloqui per proporre alla persona un obiettivo di terapia.

Perché non ci concediamo uno spazio personale?

Molte persone hanno la convinzione di essere in un certo modo e per questo di non poter cambiare. Ma in realtà ci sono parti di noi, determinate dalle esperienze, dalle relazioni avute, dal contesto in cui siamo immersi, sulle quali è possibile riflettere e lavorare.

Dunque, è possibile cambiare?

Il primo passo è accorgendoci che siamo noi stessi i primi promotori di un cambiamento. Ma fare dei cambiamenti spesso è difficile e faticoso e si può verificare una forte resistenza affinché questo avvenga. Una scarsa consapevolezza di sé potrebbe rendere difficile mettere a fuoco gli aspetti interni che creano disagio e ostacolare il cambiamento, ma può intervenire anche la paura di mettere in discussione se stessi e gli altri e una forte sfiducia nelle proprie capacità.

Quanto dura un percorso psicologico?

Non è possibile definire a priori la durata di un percorso psicologico, essenzialmente perché il cambiamento non è un processo lineare e soprattutto perché la costruzione dei propri obiettivi e del proprio benessere è in continua evoluzione, con alternanza di risultati, stalli o regressioni. Il motivo che spinge una persona ad andare da uno psicologo può modificarsi nel tempo e in base ai passi fatti. Va detto che, in maniera più frequente, un cambiamento profondo e duraturo necessita di periodi più lunghi per essere conquistato, ma ogni storia è personale e diversa.  Infine, cosa più importante è che il tempo della terapia è un tempo definito a partire dalla relazione che si insatura tra psicologo e il paziente, stabilirlo a priori vorrebbe dire non vedere la persona come unica, ma solo come un sintomo o un disturbo.

Dott.ssa Virginia Lucchesi