Dipendenza tecnologica tra gli adolescenti. Facciamo chiarezza

Dipendenza da internet negli adolescenti. Facciamo chiarezza


Al giorno d’oggi difficilmente possiamo farne a meno, ma allo stesso tempo sentimenti diametralmente opposti possono invaderci: di che cosa sto parlando? Di tecnologia.

Talvolta, riflettendo su questo argomento, capita di essere accompagnati da una sensazione mista di entusiasmo e timore; per questo motivo ritengo che sia utile parlarne: per comprendere meglio l’impatto che la tecnologia ha soprattutto sulle nuove generazioni.

Perché partire proprio dalle nuove generazioni?

Non molto tempo fa, in uno degli ultimi pomeriggi di settembre trascorsi in spiaggia mi è capitato di assistere ad una situazione che mi ha fatto riflettere. La mia attenzione è stata attirata da due adolescenti con le loro rispettive famiglie. Tutti parlavano, tutti facevano proposte per la sera, tutti si scambiavano semplici chiacchiere da spiaggia, tutti tranne loro. I due ragazzi se ne stavano silenziosi, seduti uno accanto all'altro: nessuno sguardo, nessuno scherzo, nessuna interazione, niente se non l'essere rapiti entrambi dai propri dispositivi elettronici. Il tempo trascorreva ma tra i due ragazzi la situazione non cambiava: ogni tanto una risata, sempre rivolta al proprio schermo, solo rari accenni di condivisione quando in pochi secondi veniva mostrato il proprio telefono all'altro. A niente sono valsi i tentativi dei genitori di coinvolgerli nella conversazione: il pomeriggio è passato, il tempo è trascorso e loro sono rimasti lì, fermi.

Mi era già capitato di riflettere e confrontarmi sull'impatto dei dispositivi elettronici nelle nostre vite ma, dopo più di un anno dall'inizio della pandemia, con l'impossibilità di stare insieme, tutto questo si è ulteriormente amplificato. Termini come DAD, smartworking, videochiamate sono diventati parte della quotidianità in un vortice tra lavoro e svago. Allo stesso tempo, attraverso questo breve ricordo estivo, non voglio certo generalizzare la problematica, forse i due ragazzi oggetto della mia curiosità hanno trascorso solo quel pomeriggio immersi nei loro smartphone, ma se così non fosse?

Internet ci sta cambiando? Forse è meglio parlarne...

Avere un quadro sulla diffusione del fenomeno dei social e del loro utilizzo consente di comprendere meglio come utilizzarli in maniera più funzionale. È innegabile che la rete e i dispositivi elettronici rappresentino mezzi di enorme utilità, tuttavia è importante riflettere quanto tempo vi si accede e l'uso che ne facciamo. È importante soprattutto considerare come la tecnologia possa essere collegata a cambiamenti nel comportamento della persona e quali dinamiche sociali e individuali metta in moto. Gli smartphone, che ci permettono di navigare rapidamente e con scarso dispendio di energia, sono diventati un elemento indispensabile nelle nostre vite. Non più soltanto telefoni, ma piattaforme su cui conversare, informarsi, guardare tv, seguire corsi e lezioni, fare acquisti e commissioni. Nell’ultimo biennio il numero di utenti internet in Italia è aumentato di 1,2 milioni (+2,4%); a gennaio del 2020 sono stati individuati ben 35 milioni di utenti social, in aumento anch’essi del 6,4% rispetto a meno di un anno prima. Tornando al nostro smartphone, le connessioni mobile in Italia corrispondono al 133% della popolazione: alcuni di noi posseggono infatti 1 o più dispositivi cellulari dai quali connettersi.

Pensate a come vi sentite quando lo dimenticate: avete la sensazione che una parte di voi non ci sia? Ecco, forse, se sentite di provare una sensazione di disagio, angoscia e impotenza derivante dalla mancanza del vostro cellulare dovete iniziare a riflettere su quanto questo abbia iniziato ad invadere le vostre vite e che uso ne state facendo.


Quando si tratta di una dipendenza da tecnologia?

Negli ultimi anni sono state individuate nuove forme di dipendenza legate all'uso di Internet e dei dispositivi elettronici, oltre che modalità scorrette e pericolose nell'uso dei Social.

Con il termine nomofobia (no-mobile phobia) ad esempio, ci si riferisce a quella sensazione di sofferenza e/o panico che coglie all'idea di non essere rintracciabili, alla costante necessità di visionare le informazioni condivise dagli altri e di consultare continuamente il proprio telefono. Sembra invece colpire i più giovani quello che viene definito vamping ovvero la tendenza a rimanere svegli fino alle prime ore del mattino per poter chattare, condividere e socializzare con gli altri utenti della rete. Molto spesso abbiamo sentito parlare anche della condivisione tramite social di materiale sessualmente esplicito: se la sperimentazione della sessualità tra gli adolescenti è un bisogno fisiologico ed è legata al benessere psicofisico e alla crescita della propria identità, allo stesso tempo è importante essere consapevoli che le immagini di nudo o sessualizzate non sono un contenuto neutro e che la loro condivisione potrebbe avere delle conseguenze.

Promuovere un uso corretto della tecnologia

Che dire a riguardo? Certo non ci possiamo spaventare. Tante possono essere le potenzialità della rete e degli strumenti tecnologici, ma allo stesso tempo tante possono essere le occasioni di abuso che rischiano di sfociare in fenomeni patologici.

Che fare allora? La migliore arma è indubbiamente la conoscenza dei mezzi e come sempre la prevenzione. È importante fare attenzione a quei piccoli campanelli di allarme, quando si vedono compromessi i precedenti equilibri relazionali, sia per quanto riguarda gli adolescenti, ma anche per gli adulti stessi. Percorsi terapeutici finalizzati possono aiutare nella ripresa di un uso consapevole dei mezzi tecnologici: con il supporto di uno specialista è possibile ricercare le cause di questo fenomeno alla scoperta di un nuovo equilibrio relazionale.



Bibliografia

Levania G. Le dipendenze tecnologiche. Valutazione, diagnosi e cura. Giunti, 2018.

Wearesocial, Hootsuite - Report: Digital 2020 Italy - Febbraio 2020